OMELIA MESSA DI INIZIO DEL MINISTERO PASTORALE NELLA CHIESA DI TRICARICO
Siamo alla terza tappa del nostro pellegrinaggio verso la Pasqua e dopo aver sostato con Gesù nel deserto, per verificare dov’è attaccato il nostro cuore e sul monte per imparare a leggere le vicende della vita dalla prospettiva di Dio; oggi facciamo tappa al pozzo di Sicar, dove attraverso l’esperienza affascinante dell’incontro, Gesù ci ricorda che il Dio con noi è sempre disponibile a farsi nostro compagno di viaggio.
Nel brano del vangelo che abbiamo ascoltato, Giovanni non esita a sottolineare che Gesù siede stanco al pozzo di Sicar, affaticato per il viaggio.
Dio stanco? Si, stanco perché ha assunto la stanchezza della nostra umanità nel viaggio dell’Incarnazione per rialzare l’uomo ferito dal peccato.
Perciò parafrasando quello che la liturgia ci farà cantare nella Veglia Pasquale possiamo dire: felice stanchezza!
Felice stanchezza di Dio che ci permette di incontrarlo e lasciarci scrutare dal suo sguardo misericordioso che mette a nudo le nostre fragilità non per giudicarle ma per guarirle.
Stanco e assetato, assetato della salvezza dell’umanità; la richiesta rivolta alla donna samaritana: “Dammi da bere” anticipa il grido della croce: “Ho sete”, entrambi rivelano il grande amore di Dio per l’uomo.
La richiesta di Gesù: “Dammi da bere” e il suo grido: “Ho sete” attraversando i secoli giungono a noi questa sera e ci interpellano.
A noi assemblea liturgica riunita per la celebrazione dell’Eucarestia e, consentitemi, a noi Chiesa di Tricarico in questa nuova stagione del pellegrinaggio della fede; a noi, come alla samaritana, attraverso il dialogo, i silenzi, gli sguardi, Gesù chiede di scendere nel pozzo profondo della nostra vita per scoprire che tra fragilità, infedeltà, lentezze e mediocrità c’è uno spazio santo abitato da Dio e spesso sotterrato sotto la polvere della superficialità che accompagna i compromessi della vita quotidiana.
Più liberiamo questa presenza di Dio custodita nel sacrario della coscienza, più riusciamo a ritrovare il gusto della dignità umana perduta per andare dietro a presunte libertà che si rivelano amare schiavitù.
Chissà quante volte anche noi ci siamo chiesti: “Il Signore è in mezzo a noi si o no?”, questa domanda rivela la nostra sete di Dio ma ci fa toccare con mano anche
la nostra distanza da Lui, sepolto sotto le macerie di tante illusioni e progetti costruiti sulla sabbia. Riscopriamo Dio nella nostra vita perché questa diventi il primo canale di evangelizzazione.
Nel mondo in cui viviamo non servono fiumi di parole per annunciare il vangelo, serve una vita bella, buona, trasparente e armonica che ci consente di incontrare nei luoghi della vita quotidiana, che ieri erano i pozzi oggi sono le piazze, le strade,le scuole, i luoghi della vita politica, sociale, culturale, le nostre comunità cristiane, i nostri fratelli e sorelle per condividere con loro quella santa sete che aiuta a ritrovare il gusto della vita attraverso la luce della fede.
E a noi, Chiesa di Tricarico, è la Parola di Dio a indicarci due strategie “divine” per interpretare al meglio l’evangelizzazione: l’incontro e il dialogo. L’incontro apre al dialogo e senza incontro non c’è dialogo.
Dobbiamo desiderare ardentemente di essere una Chiesa capace di incontrare le persone perché disponibile ad andare incontro a tutti, senza alcuna distinzione.
Una chiesa capace di coltivare sane relazioni attraverso il dialogo, perché consapevole che non basta la custodia e la difesa del Vangelo di Cristo ma occorre non venire meno al comando ricevuto da Gesù di annunciare il Vangelo perché il mondo si salvi.
Mi piace riprendere qui questa sera le luminose parole del Beato Papa Paolo VI: “La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa Parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio.” (Ecclesiam suam,67).
E questo perché Dio stesso per salvare gli uomini ha scelto questa strategia: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà…Con questa Rivelazione infatti il Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé.” (Dei Verbum,2)
Da parte nostra è necessario, dunque crescere costantemente in questo stile che richiede chiarezza, mitezza, fiducia e prudenza, perché nel dialogo si realizzi l’unione della verità con la carità e dell’intelligenza con l’amore. (Ecclesiam suam, 85).
Il testo del Vangelo di questa domenica si è concluso con l’annotazione che: “Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna…”, diventi questo per noi un augurio: che molti uomini e donne che abitano il territorio della nostra Chiesa diocesana credano in Gesù a motivo della nostra vita resa bella e buona dall’incontro con Gesù.
Signore siamo mille volte adùlteri e pronti a mentire a noi stessi e a giudicare gli altri, spesso in cerca di scappatoie troppo facili. Eppure al pozzo della vita ci sei tu, Signore, come un uomo povero, privo di secchio per attingere acqua… come un uomo stanco, per aver assunto ogni nostra stanchezza, ogni infedeltà e averci inondato sempre e solo di amore.
Non smettere, ti preghiamo,
di corteggiare la nostra umanità assetata di amore. Amen