Si è tenuto domenica 28 febbraio nella Chiesa Sant’Antonio, a Tricarico, l’incontro, organizzato dalla Diocesi, in collaborazione con l’ufficio Caritas, tra le famiglie coinvolte nel progetto Apri.
Presente il Vescovo Mons. Giovanni Intini, il quale ha preso per primo la parola, iniziando il suo intervento dando lettura di alcune pagine tratte dall’Enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Francesco.
Il vescovo ci ha sottolineato quanto sia necessario quel “desiderio gratuito, puro e semplice di essere popolo, di essere costanti e instancabili nell’impegno di includere, di integrare, di risollevare chi è caduto” (Francesco, Fratelli tutti, 77). Per farlo è importante la corresponsabilità di tutti. In questo nuovo processo di integrazione e accoglienza del prossimo è importante non delegare tutto a quanti ci governano ma diventare ciascuno parte attiva.
È seguito il momento delle testimonianze, del racconto e della conoscenza, momento guidato e incoraggiato da don Giuseppe Molfese, direttore della Caritas diocesana.
La parola sùbito alle famiglie, che hanno “aperto” il loro cuore all’accoglienza vera, mettendo a disposizione il loro tempo, mettendo in gioco se stesse, per accompagnare per un periodo ragazzi o famiglie di migranti ad essere autonomi nella loro vita sul nostro territorio.
Il Progetto Apri, promosso da Caritas Italiana e finanziato dalla CEI, è infatti finalizzato proprio a creare migliori condizioni di integrazione dei migranti, sensibilizzando la comunità all’accoglienza del prossimo.
Ogni testimonianza, seppur sottolineando i limiti che questo particolare momento storico che stiamo attraversando ha posto al progetto stesso, ci ha ricordato come la relazione con l’altro sia un arricchimento, tanto per l’accolto quanto per la famiglia.
I ragazzi coinvolti, grazie al progetto, hanno potuto intraprendere, per esempio, corsi di lingua italiana o corsi per il conseguimento della patente, con un conseguente miglior inserimento sia nel tessuto sociale che in un contesto lavorativo.
Ma, ciò che di più bello è emerso dalle loro parole è il loro sentirsi parte di una famiglia. Il sentire di aver trovato una “nuova casa” e “nuovi genitori” che si prendono cura di loro in modo totalmente gratuito e amorevole.
Di qui l’invito ai presenti da parte di tante “mamme” coinvolte nel progetto a non avere paura, ad aprire il loro cuore e le loro case a questi giovani.
Il breve ma significativo incontro si è concluso con la preghiera del Padre Nostro, l’espressione più semplice e bella di quel desiderio che la nostra famiglia umana impari “a vivere insieme in armonia e pace senza che dobbiamo essere tutti uguali” (Francesco, Fratelli tutti, 100).