San Mauro Forte 20 ottobre ’22

VITE CHE PARLANO Veglia missionaria diocesana

’VITE CHE PARLANO’’ è stato questo il tema che ha fatto da guida alla veglia missionaria diocesana svoltasi a San Mauro Forte il 20 ottobre scorso, alla presenza di S. E. Mons. Intini, vescovo della diocesi di Tricarico.

’Vite che parlano’’ lascia intendere che non tutte le vite parlano, che ci sono vite che pure vissute restano mute per sempre, alcune che parlano senza dir niente, altre che bisbigliano, altre che urlano… ma parlare è un’altra cosa!

Parlare significa narrare ma anche fare, è facendo che si narra la propria vita, un narrare non fatto solo di parole ma soprattutto di testimonianza sul campo, di carità operosa, di un cammino di evangelizzazione che va in una duplice direzione: verso l’interno di se stessi per una crescita della propria fede e verso l’esterno nel prodigarsi per la crescita della fede altrui o per tutte quelle necessità esistenziali di coloro che sono esclusi dall’opulenza occidentale nonché da una vita libera e dignitosa.

Un narrare la propria vita, con fatti e parole, che non si vive né si narra da soli, perché la vita del missionario gode di un Compagno di viaggio che è nientedimeno che il più grande e il più sublime dei Missionari, anzi il ‘’Missionario’’ per eccellenza: Gesù Cristo, l’Unto di Dio in missione su questa Terra di periferia.

Eh, sì, questa nostra Terra, lo sappiamo, è un luogo di esilio, una periferia esistenziale rispetto al Regno di Eterna Bellezza.

La nostra vita stessa di creature è una vita di esiliati e quindi bisognosi di un Missionario che porti Luce e Speranza nel buio dei nostri ghetti e delle paludi interiori in cui troppo facilmente sprofondiamo restandone sommersi.

Ci voleva un Missionario speciale per nutrire la nostra fame di Verità, di Giustizia, di Libertà; ci voleva un Missionario eccelso per abbattere i nostri muri interiori ed esterni; per disarmare i nostri cuori armati contro noi stessi, contro i fratelli, contro Dio; ci voleva un Missionario così Mite ed Umile che si lasciasse sottomettere dalla nostra arroganza e presunzione per salvarci da quell’ infido Male che avvelena le nostre esistenze, facendoci rinnegare la Natura Buona che ci è stata donata dall’Unico Padre Buono e Misericordioso.

Ecco, il missionario che percorre le strade di questo mondo non è e non potrebbe essere mai solo, il suo cammino consiste nel mettere il piede nelle Orme di Colui che lo precede, in quelle del Primo e più grande  Missionario di sempre, per farsi testimonianza di vita e di fede per quelle generazioni ripiegate su se stesse, oppresse da se stesse, vittime spesso del proprio egoismo e narcisismo che portano a mettere se stesse al centro di se stesse… ciò che emerge di questa generazione del Terzo Millennio è infatti proprio questo ‘’ porre se stessi come misura di se stessi’’ e di ogni altra cosa che giri intorno a questo ‘’se stessi’’.

Sì, è il ‘’se stessi’’ il nuovo idolo che detta le leggi del viver civile, politico, sociale, economico e purtroppo anche di quello cristiano.

Come diceva S. E. Mons. Intini, nel fare una citazione nella sua riflessione durante la veglia: ‘’ l’ateismo odierno non rinnega il Dio Vero, ma quel dio che ci si è creati da se stessi e che adesso non si sa più gestire.’’

Quest’ epoca storica è caratterizzata dall’ idolatrìa di se stessi, dall’esaltazione del proprio Se’ (che ha come conseguenza, ma ancor prima come causa, l’individualismo e il relativismo) che è stato innalzato al posto del Dio Uno e Trino, la Verità Assoluta sostituita da una serie infinita di verità relative che hanno portato alla frammentazione dell’identità umana.

La crisi esistenziale e generazionale, che coinvolge l’intera Umanità, scaturisce dal fatto che l’uomo, che non ama più se stesso, trovandosi ad adorare se stesso, vive una terribile quanto distruttiva ambivalenza: un uomo che più non si ama, che rifiuta il suo stesso essere, la sua stessa natura, che non sa più chi veramente è, qual è il suo posto nell’ordine naturale della Creazione, qual è il motivo della sua stessa esistenza, che conosce essenzialmente di se stesso i nomi di tutte le cellule di cui è composto e in virtù di questo si erige a dio di se stesso, confondendo lo spirito con la materia, il Cuore con il  muscolo che batte, la fede con le formule scientifiche, l’etica con i presunti diritti… l’uomo che ha stravolto il senso delle cose, il senso delle parole, il senso dei diritti, il senso del servizio, il senso della misura, il senso di tutto quel mondo interiore che si ostina a negare ma che poi pretende di gestire con rivendicazioni al limite di ogni limite; quest’uomo che ha sottomesso se stesso al dominio di un pensiero svincolato e disancorato da ogni spiritualità cristiana… da ogni senso di umanità… osa porsi al centro di se stesso in autoadorazione; quest’ammasso di contraddizioni che è l’uomo di questo secolo diventa il paradosso più paradossale della Storia, mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza.

L’uomo post moderno, l’uomo della civiltà gassosa è l’uomo più contraddittorio di tutti i tempi: da una parte fa guerra a se stesso, non si accetta nella sua identità, nei suoi bisogni naturali, nelle sue fragilità, ha bisogno di far sentire i muscoli pur di mascherare la sua debolezza, si innalza al di sopra della sua altezza di creatura immaginandosi un qualcos’altro che non è e che non ha; un uomo che vive in una realtà virtuale dentro e fuori di sé, perdendo di vista la Realtà Vera: da una parte, quindi, non accetta più niente di sé e si relativizza ad oltranza, dall’altra esalta tutto di sé!

È l’esaltazione più paradossale che ci sia mai stata nella storia: è un uomo che si è caricato di pesi che non sa più portare e che soccombe, pertanto, sotto i suoi stessi pesi!

Ecco la nuova sfida missionaria, ecco di quale fame devono occuparsi oggi i missionari: della Fame delle fami, della Sete delle seti: la fame e la sete di Dio, di quel Dio Vero che rimetta ordine nel grande caotico disordine in cui l’uomo ha fatto precipitare tutto il Creato; rifiutando e mettendo mano all’ordine naturale delle cose si ritrova oggi in un guazzabuglio pericoloso, dove non sa più chi è né cosa vuole.

È la deriva dell’Umanità, come la nota deriva dei continenti: mentre ci si avvicina a qualcosa ci si stacca da qualcos’altro e lo scollamento diventa alquanto pericoloso quando ci si stacca dalla propria identità di creature e di figli di Dio e ci si avvicina ad un dio che non ha più figli, ma singolarità esistenziali in lotta fra di loro; ci si stacca da un Dio Trino e quindi comunitario e ci si attacca ad un dio che partorisce isole che fanno arcipelago nel loro insieme, quindi gruppo, ma non più comunità!

I nuovi missionari hanno il duro compito di ricomporre ciò che è stato scomposto, ciò che è stato frammentato, quasi polverizzato.

Occorrono uomini e donne che sappiano ricostruire quest’uomo frammentato in se stesso, deturpato nella sua identità umana e cristiana; quest’uomo che è nemico di se stesso e allo stesso tempo idolatra di se stesso è come quel feto nel grembo materno che viene smembrato perché la vita abortisca!

E’ un’immagine dura, cruda e violenta, certo, ma è la realtà di quest’ uomo che, mentre uccide se stesso, adora se stesso, sprofondando nei suoi paradossi e nelle sue contraddizioni; è l’uomo dalle mille identità, senza più un volto e un’immagine che gli riporti la sua unica vera identità.

Tanto per fare un esempio, l’ultima frontiera della bioetica è il trapianto di utero in un grembo maschile: se un uomo che non volesse esser più tale, facesse richiesta di un organo che gli permetta una maternità paternalizzata nessuna legge civile può negargli questo diritto, altrimenti violerebbe l’Equality Act del 2010, in vigore, in questo caso, nel Regno Unito, che riterrebbe questo mancato consenso una discriminazione.

E la lista delle richieste è già pronta nelle cartelle dei bioeticisti delle più note Università Internazionali che si contendono, sin d’ora, il primato di questa ‘’innovazione all’insegna della civiltà e del progresso’’.

Ecco la frontiera, la periferia, il campo di lavoro dei nuovi missionari, emergenza che si aggiunge alle emergenze: la ricostruzione di un uomo che non sa più accettarsi né amarsi per quello che è e che si pone traguardi irreali e disumanizzanti pur di mantenere alto il profilo e l’opinione che ha di sé, in un macroscopico inganno di se stesso!

Non è negando tutto questo che si rende migliore il mondo, ma è nell’affrontare l’impossibilità e l’inaccettabilità di tutto questo che si dà una speranza al mondo.

La nuova emergenza educativa non è solo un fatto di ‘’alfabetizzazione culturale’’, che pure si rende tutt’ora necessaria in tante parti del mondo, ma ‘’una rieducazione alla creaturalità’’ cioè la conoscenza della verità su se stessi che si contrapponga a quelle verità urlate nelle piazze, che trasformano gli egoismi in diritti, la Verità Assoluta in una miriade di verità relative, l’etica morale in una bioetica immorale che snatura il senso stesso di quella vita che dovrebbe tutelare!

Occorrono missionari che tornino a chiamare le cose per nome, con il loro corretto nome e smantellino quest’apparato, questo coecervo di inganni perpetrato alle spalle di quella Ragione che è Sapienza di Dio e di quel cuore umano che è Dimora di Dio.

Non so se ci abbiamo mai pensato, che fra i tanti titoli e attributi riferiti al nostro Dio manca quello del MISSIONARIO, Gesù è un Dio-Missionario, perché si è messo alla ricerca dei poveri in spirito da salvare; da educare al rispetto e alla dignità; da recuperare al giusto senso delle cose e della Legge; da guarire dalle malattie del corpo e dell’anima, del cuore e dello spirito; da sfamare non solo con il pane, perché non di solo pane vive l’uomo; da dissetare non solo con l’acqua che sgorga dalla roccia, ma con quella che sgorga dal Suo Costato per una rinascita nello Spirito; da proteggere da loro stessi, dai loro stessi errori, dal loro stesso pensiero che spesso schiavizza la Ragione; da custodire, perché quel Male che non sempre viene dall’esterno, non ne domini anche l’interno; si è messo in cammino alla ricerca dei poveri, come noi, oggi, per farci ricchi del Suo Amore, bisognosi come siamo di un abbraccio di sincerità.

È meraviglioso, dunque, questo Dio-Missionario che ha fatto di questa Terra d’esilio il luogo della sua Missione, alla ricerca di ogni forma di povertà e che per questa sua missione ha dato la Sua Vita per guadagnarla a tutti noi.

Un Dio-missionario che rimettendoci la Sua Vita, la guadagna per tutti noi!

C’è dunque un sigillo indissolubile tra la missionarietà e il dono della vita!

Una vita parla solo se è donata!

È il dono della vita che dà voce alla vita!

Quella del missionario è una vita donata, offerta, messa a disposizione per tutti e per tutto; che non teme la morte del corpo, ma quella dell’anima, perché una vita spenta è una vita muta cioè inutile, sterile, arida!

La vita del missionario è una vita a rischio, certo, ma mai rischio più grande ha comportato guadagno più grande: in realtà è perdendo la vita per gli altri che la si guadagna davvero!

Oggi si assiste ad un fenomeno strano, sicuramente non messo in conto inizialmente: se fino a qualche decennio fa si partiva dall’Occidente per le terre di periferia, per dare sollievo, sostegno, aiuti umanitari e spirituali a popolazioni al limite della sopravvivenza, bisognose di tutto… oggi accade che dalle terre di missione si torna in Occidente per portare un messaggio di pace, di semplicità, di amore fraterno, di giustizia; non è il pane che manca sulle tavole occidentali, ma quella Parola che sazia la fame di Dio!

L’Occidente ha fame della Parola, di quella Verità che lo aiuti a ritrovare se stesso, che lo rimetta nella giusta relazione con se stesso, con gli altri e con il Creatore.

Ma accade che… se nell’Est e nel Sud del Mondo rivendicare i diritti per le popolazioni massacrate e sfruttate dalle stesse milizie governative comporta il rischio della vita, così come tanti martiri missionari, del passato e del presente, hanno dato e continuano a dare testimonianza; nell’Ovest del Mondo si rischia oggi la vita per combattere la dittatura del Pensiero unico che porta all’emarginazione sociale, alla discriminazione, all’additamento per essere oppositori di una incivile civiltà, non mancano certo pestaggi e aggressioni fisiche e verbali che lasciano i segni sulla pelle e sul cuore!

Certo, forse oggi andrebbe un po’ rivisto il concetto di ‘’civiltà’’… se non proprio riscritto completamente!

’Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale del futuro’’ profetizzava S. Huntington nel suo libro “Lo scontro di civiltà e il nuovo ordine mondiale” già nel 1993.

Sì, c’è uno scontro di civiltà all’interno delle stesse singole Civiltà progredite, non extra ma ad intra, e questo comporta come possibile e probabile conseguenza l’implosione della Civiltà stessa.

Eh sì… essere missionari oggi richiede più coraggio di ieri.

Soddisfare la fame di oggi richiede uno spendersi in più rispetto a ieri.

Essere missionari oggi significa mettere le mani laddove nessuno osa!

Per questo i missionari scarseggiano e se ci sono scelgono di partire per le Indie o la Thainlandia, per il Brasile o per il Timor Est… terre dove la morte è in agguato dietro l’angolo ogni giorno, ad ogni istante… eppure, paradossalmente, oggi, nell’Occidente democratico, civilizzato e pacifista… il rischio è di gran lunga maggiore!

Iolanda Serra