Domenica 22 gennaio, la Caritas diocesana di Tricarico ha organizzato, nell’auditorium comunale, un incontro di riflessione e di testimonianza sul tema “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce” per celebrare la “Giornata diocesana del migrante e del rifugiato”. Il messaggio del Santo Padre richiama l’attenzione proprio sulla realtà dei migranti minorenni, specialmente quelli soli, sollecitando tutti “a prendersi cura dei fanciulli che sono per tre volte indifesi, perché minori, perché stranieri e perché infermi. I fanciulli costituiscono il gruppo più vulnerabile proprio perché, mentre si affacciano alla vita, sono invisibili e senza voce: la precarietà li priva dei documenti, nascondendoli agli occhi del mondo; l’assenza di adulti che gli accompagnano impedisce che la loro voce si alzi e si faccia sentire. In tal modo i minori migranti finiscono facilmente nei livelli più bassi del degrado umano. A presentare l’incontro, don Giuseppe Abbate, direttore dell’Ufficio diocesano delle Comunicazioni sociali, il quale lo ha introdotto spiegando che la “Giornata diocesana del migrante e del rifugiato” segue la Giornata mondiale che è stata celebrata il 15 gennaio scorso. Il direttore della Caritas diocesana, don Giuseppe Molfese, ha poi aggiunto che la “Giornata mondiale del migrante e del rifugiato” da 103 anni fa meditare e riflettere su tutti i flussi migratori: sugli italiani che, in tempi passati, sono andati all’estero; sui nostri corregionali che, in tempi meno passati, sono andati al Nord per cercare lavoro e sui flussi migratori che attualmente arrivano in Europa dal Medio Oriente e dall’Africa sub sahariana. “La riflessione che oggi, anche in relazione a quello che ci dice il Papa, siamo chiamati a fare – ha continuato don Giuseppe Molfese – ha il suo fondamento nell’integrazione. Oggi, siamo chiamati a riflettere sull’uomo e sul concetto che nessun uomo è un nemico, un mostro da allontanare o costituisce un rischio, se siamo capaci di vivere la dimensione dell’accoglienza”. Poi ha individuato nel pregiudizio la sofferenza maggiore, che porta a giudicare e a condannare prima di conoscere, superando la fase della conoscenza, che dà origine alle relazioni umane. Perciò, ha concluso, la Caritas diocesana, attraverso l’Ufficio Migrantes, ha voluto sottolineare l’importanza dell’integrazione, la condizione di vulnerabilità dei minori e la condizione di rischio che vivono. Sull’accoglienza di un gruppo di immigrati a Tricarico si è soffermato il sindaco, Lina Marchisella, che ha sottolineato il grande cuore dei suoi concittadini, che sono una comunità accogliente capace di stare vicino ai più deboli.
Nella nostra Diocesi l’esperienza dell’accoglienza è cominciata a Campomaggiore dieci anni fa con la casa famiglia “Lo Scoiattolo” e sta continuando anche a S. Mauro Forte, come ha raccontato Don Giuseppe Di Perna, nella sua testimonianza. Si ha la possibilità di leggere il mondo con occhi che non sono solo i nostri. Tutti sogniamo un futuro bello per noi e viviamo le nostre esperienze umane e professionali sognando, ed i nostri giovani spesso sono costretti ad andare all’estero per realizzare i propri sogni, ma perché se noi dobbiamo sognare qualcosa di bello ed importante perché non permettiamo che sognare sia aperto a tutti? se uno di noi non sogna quasi ci preoccupiamo, ma questo vale solo per i nostri giovani? in un mondo globale ogni uomo ha diritto di essere cittadino su questa terra. Il Signore -continua Don Giuseppe Di Perna, ti porta dove tu non neanche immagini e ti accorgi che la tua vita diventa una vita bella, una vita ricca non perché hai realizzato qualcosa ma semplicemente perché il signore ti ha dato al possibilità di leggere il mondo dal basso e non da altre direzioni. Conoscendo l’altro riusciamo ad accoglierlo, preziose anche le testimonianze dei ragazzi ospiti delle Case Famiglie presenti in Diocesi che con l’aiuto dei mediatori hanno raccontato le loro esperienze drammatiche, fatte di guerra e violenza affrontando un viaggio pieno di pericoli ed insidie.