Scanzano Jonico (MT), 25-28 marzo 2019

41° Convegno nazionale delle Caritas diocesane

Carità è cultura. Questo il tema intorno al quale è ruotato il 41° Convegno Nazionale delle Caritas diocesane, tenutosi a Scanzano Jonico (Mt) dal 25 al 28 Marzo. Nell’anno di Matera Capitale Europea della Cultura, Caritas Italiana ha scelto proprio la Diocesi di Matera come location per affermare in maniera ancora più evidente quanto sia necessario investire sulla formazione e sulla Cultura per e nell’esercizio della carità.

Il Convegno ha avuto ufficialmente inizio lunedì 25 con la preghiera di apertura, presieduta alle ore 16.00 da S.E. Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, vescovo della Diocesi ospitante. Ad introdurre quanto sarebbe stato detto nei giorni successivi, la Prolusione di S.E. Mons. Corrado Pizziolo, Vescovo di Vittorio Veneto e Presidente di Caritas Italiana, e la relazione del Prof. Giuseppe Savagnone, Direttore dell’ufficio di Pastorale della Cultura della Diocesi di Palermo.

Mons. Pizziolo nel suo intervento, analizzando i termini di cultura e carità ha spiegato la natura del convegno stesso quale momento di “confronto arricchente che aiuti a comprendere meglio come favorire e promuovere – nelle nostre comunità – cultura evangelicamente ispirata…cultura segnata e caratterizzata dalla carità.” Si è posta, invece, in toni critici e problematici la testimonianza del prof. Savagnone. Il Professore siciliano ha parlato del fallimento del “Progetto Culturale” sottolineando come nei luoghi della Cultura manchi un nesso con il Vangelo, mentre nei luoghi della Carità non ci sia Cultura. A questa crisi culturale si può rispondere solo rimodulando lo stile catechistico della pastorale, ripartendo dall’umano.

La seconda giornata di lavori si è aperta con la relazione di S.E. Mons. Paolo Bizzeti, Vicario Apostolico di Anatolia, che ha portato la sua esperienza vissuta nelle periferie dell’Europa, in un Paese che ospita il maggior numero di rifugiati al mondo, in una chiesa che è esigua minoranza, e con una Caritas che si sta ripensando radicalmente. La testimonianza forte del Vescovo anatolico ha lasciato ai convegnisti una provocazione: “come è possibile che il cristianesimo, che ha sviluppato e propagato il concetto di persona dentro un contesto comunitario, aperto alla varietà dei popoli – il famoso passaggio dalla comunità intra-giudaica a quella aperta ai gentili, cioè a tutte le genti – oggi si sia trasformato in individualismo e chiusura ad altri popoli? “. A seguire Sr. Michela Marchetti ha parlato di donne, marginalità sociale e realtà territoriale presentando l’esperienza della cooperativa sociale “Noemi” che nell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina ha sviluppato da 20 anni azioni di prevenzione a favore di ragazze, adolescenti e giovani, di contrasto alla violenza sulle donne, di supporto a famiglie e a minori.

Cuore del Convegno sono stati i 7 tavoli di confronto tenutisi nel pomeriggio del 26 e nella mattinata del 27. Tavoli in cui direttori e membri delle equipe diocesane, attraverso la dinamica del World Cafè e in un dialogo aperto, hanno affrontato diverse tematiche. Un tavolo ha discusso di ”comunicazione”, due, riservati ai direttori Caritas, si sono confrontati sui temi dell’accoglienza dei migranti e sull’impegno contro la povertà e le disuguaglianze. Altri quattro tavoli, invece, hanno declinato, sotto vari aspetti, il rapporto tra carità e cultura.

La mattinata del 28 si è aperta con la tavola rotonda “Carità è cultura”, coordinata da Paolo Lambruschi, inviato di Avvenire, e con la partecipazione di Marco Damilano, Direttore de l’Espresso, Gian Franco Svidercoschi, Giornalista e scrittore, Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire, Ansou Cisse, un giovane senegalese. Nella sua riflessione Damilano ha offerto interessanti spunti su se e come la cultura della carità può incidere anche in contesti laici e in particolare in un mondo politico sempre più mediatizzato; Svidercoschi è intervenuto su se e come la cultura della carità possa aiutare a superare i venti contrari e gli “inverni culturali” che sembrano caratterizzare la nostra epoca, anche in ambito ecclesiale; Tarquinio se e come la Chiesa e in essa le Caritas possono promuovere una carità in grado di avere anche una rilevanza culturale e mediatica; Cisse, infine, ha raccontato la sua particolare esperienza di migrante e il suo esemplare percorso di integrazione.

A concludere il 41° Convegno nazionale delle Caritas diocesane l’intervento di don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, che ha delineato alcune piste di lavoro comune, sottolineando tra l’altro “il rischio di una cultura della carità che si riduca unicamente ad esercitazione accademica”, tanto più evidente là dove la Parola di Dio, “il Vangelo di Gesù Cristo non riesce a tradursi in vita concreta nelle relazioni quotidiane” e “nella misura in cui non avviene la tessitura o il semplice collegamento tra fede e vita, il Vangelo non riesce neanche ad assumere le caratteristiche di cultura accademica; esso finisce per diventare come quella semente caduta sui sassi, di cui nella parabola evangelica”. Risulta evidente l’esigenza di una carità “interna, concreta, politica, ecologica, europea, educativa”.

Infine il direttore ha offerto una sintesi di quanto emerso nei 7 tavoli di confronto, definiti simbolicamente “sassi di carità”, sottolineando come a partire da questi si debbano costruire piste operative diventando artisti di carità “attingendo dalla cultura cristiana del servizio, partendo dal cambiamento di sé per giungere ad un cambiamento della società”.

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