Parrocchia S. Potito Tricarico 26 aprile 2023

Riflessione di Mons. Caiazzo durante le esequie di don Paolo Paradiso

Carissimo D. Paolo,

domenica mattina sono entrato per la prima volta in questa chiesa di S. Potito, dove da parroco, pregavi e aiutavi a pregare, celebravi l’Eucaristia, confessavi e amministravi gli altri sacramenti. Ho pregato accanto al tuo corpo che è stato abitato da Dio, dallo Spirito Santo, unto con il Sacro Crisma sulla fronte il giorno del Battesimo e della Cresima, e sulle mani il giorno della tua ordinazione presbiterale: prete per Cristo, con Cristo, in Cristo.

Quel corpo, ormai privo di vita, ha contenuto la grazia di Dio, passata da te verso i fratelli a te affidati nelle comunità parrocchiali che hai servito: San Nicola di Myra in Garaguso, di Corleto Perticara, di Maria SS. del Carmelo in Campomaggiore, di San Potito martire in Tricarico. Per quanto ingiusta e fredda sia la morte, tu continui a vivere attraverso la forza dello Spirito Santo che in tanti hanno ricevuto attraverso di te.

L’annuncio della tua morte, carissimo D. Paolo, ci ha colti di sorpresa e ci ha lasciati senza parole e addolorati, proprio all’inizio del giorno del Signore, la Domenica, giorno di Pasqua, della vittoria di Cristo sulla morte. Eppure nonostante la fede nel mistero che celebriamo, da uomini che sperimentiamo la fragilità nella carne, ci siamo sentiti privati improvvisamente di un sacerdote valido e prezioso.

Come ho scritto ai confratelli sacerdoti, con i quali hai condiviso il tuo servizio ministeriale per il bene di questa Chiesa di Tricarico, in questi due mesi, da quando sono in mezzo a voi, ho avuto modo di rapportarmi con te molte volte, fino a sabato per la preparazione del ritiro mensile del clero. Ti ho sentito prete generoso, che ti sei speso per la Chiesa servendola nella diversità di servizio ministeriale, non ultimo quale delegato vescovile per il clero e la vita religiosa.

Noi tutti, oggi, se pur addolorati, siamo venuti per credere in ciò che vediamo, attingendo alla salvezza che stiamo celebrando. E’ quanto emerge dal discorso di Gesù nel brano che abbiamo ascoltato.  Come Gesù, anche D. Paolo, anche noi, anche i parenti ai quali partecipo la vicinanza nella preghiera e le condoglianze, sperimentiamo che c’è un mandato da parte del Padre: “che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato”. Questo significa che Dio Padre ha affidato al Figlio, Gesù, il comandamento di non perdere nessuno dei figli dell’uomo.

A tutti viene data l’opportunità di scegliere la vita e la vita eterna. Non è più fortunato o amato da Dio chi vive cento anni, non ha sofferenze ed è pieno di attenzioni. Non ci sono alcuni predestinati per salvarsi e altri esclusi. Tutti abbiamo fame di vita, sete di felicità. Ma tutti sperimentiamo il limite della nostra carne di fronte alla durezza del tempo presente che spesso sfocia in delusione. E’ esattamente nell’Eucaristia che stiamo celebrando che ritroviamo forza, energia perché ci nutre. In essa c’è la presenza reale di Cristo: vero e unico pane che ci sfama.

La morte, ogni morte, carissimi tutti, lo dico in particolare a voi ragazzi e giovani che avete amato D. Paolo, è una provocazione e nello stesso tempo è colta come un’ingiustizia perché ferisce gli affetti che restano in vita. E’ una privazione che apre ferite interiori, toglie la pace e suscita una serie di interrogativi. La morte improvvisa di un prete, volto paterno e misericordioso di Dio per tanti fedeli, lascia attoniti e fa gridare all’ingiustizia e all’impotenza.

Eppure la morte di D. Paolo, prete di questa Chiesa, ci invita a liberarci dell’idea di un Dio da temere. Questa morte ci chiede di tornare a mangiare insieme, come una famiglia attorno alla stessa mensa, per ricevere quel pane che sazia. Ma ancora di più, sentire nuovamente il profumo del pane fatto in casa che riempie e inebria per giorni. Dio, in Gesù, si è fatto pane che sazia nell’Eucaristia che stiamo celebrando e che fra poco riceveremo. Ci chiede ancora di sentire il profumo della vita e non della morte, per tornare all’essenziale: solo Dio ci dona la pace, dando senso al nostro peregrinare in questa vita. Senza Dio c’è disperazione perché la solitudine e lo scoraggiamento prendono il posto della speranza. Per questo D. Paolo si è speso e ha offerto la sua vita per servire voi e questa comunità.

Ecco perché possiamo dire che oggi stiamo celebrando la Pasqua: vittoria di Cristo sulla morte. In lui, celebriamo la Pasqua di D. Paolo, passando dalla morte alla vita eterna, nei cieli in Paradiso, come il suo cognome, vivendo l’attesa della vittoria definitiva, quella della risurrezione della carne redenta. Gesù, il risorto ci sta manifestando la strada che ci porta verso Dio.

Da oggi in poi, carissimo D. Paolo, ti chiediamo di sostenerci nel chiedere a Gesù: “Dacci sempre di questo pane”. Abbiamo la certezza che Gesù ci risponderà: “Io sono il pane della vita! Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Se è vero che abbiamo perso un nobile prete come te, è altrettanto vero che adesso abbiamo in cielo un intercessore in più, affinchè ognuno di noi, sull’esempio del Maestro e Signore, possa essere in grado di “Fare la volontà di colui che oggi ci invia”. Questo è il cibo che cerchiamo, il pane che deve alimentare la nostra vita e che ci dà vita. Qui, oggi, posto ai piedi dell’altare, ci dici, nella tua ultima predica, che comincia la vita eterna, che è più forte della morte.

La Madonna del Carmine ti ha aiutato a scalare la montagna della vita dove ormai vivi per sempre. Riposa in pace e prega per noi. Amen

 

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Partecipo a tutti la vicinanza e la preghiera dei confratelli vescovi della Basilicata, in particolare di Mons. Salvatore Ligorio che nella tarda mattinata di oggi è venuto a pregare e benedire il corpo di D. Paolo, Mons. Vincenzo Orofino, di Mons. Giovanni Intini che ha inviato un messaggio scritto che allego.

Ma anche tanti confratelli sacerdoti, in particolare il preside della Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale di Napoli, prof don Emilio Salvatore, che ha frequentato il seminario con don Paolo, partecipa al dolore che ha colpito la diocesi e la famiglia di don Paolo; la Madre Generale delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico; il Commissario prefettizio.

Ringrazio anche l’Arma dei Carabinieri e la Polizia locale per quanto hanno fatto in questi giorni e per la loro vicinanza; i sindaci presenti dei comuni dove D. Paolo ha esercitato il ministero pastorale.